Fr@gile

Fr@gile. Come quei rifugi della mente in cui ci rinchiudiamo per far finta che un dolore non esista.
Fr@gile. Lo era sempre stato. Fin dalla nascita.
Quel suo aspetto esile. Lieve come un fiocco di neve, di cui si sa che – toccato terra – comincerà a svanire.
Fragile come connotato atipico del suo ES. Come status symbol di un’esistenza off. Fragile come certi rumori che esistono solo nella mente.

Intriso, fino al midollo, di retorica del controllo e autoconsapevolezza emozionale, quotidianamente combatteva la propria battaglia contro quella presunta fragilità.

Implacabile. Paziente. Ripercorreva a ritroso le tappe della guerra, definendo di volta in volta le strategie migliori e le alternative alla fuga.

Scelto il piano ideale per ‘sbaragliare’ il nemico, però, lo pervadeva una strana malinconia.
Le notti insonni, i pianti dirotti, le scroscianti risate gli si presentavano alla mente con una evidenza sconcertante.
Un’anima ‘distante’. Un robot di petali di rosa innamorato della sua stessa fragilità. Ecco cos’era.
Le emozioni, come leggiadre piroette, affioravano a quel pensiero.
La verità di un attimo. Uno squarcio. Un’equazione perfetta.

Fr@gile + sogno – mondo = ME

Se non fragile… cosa?
Se non fragile.. dove, come, quando?
Una sola microscopica certezza: la fragilità di un sogno cui non aveva mai smesso di aggrapparsi.
Essere @Fragile a modo suo. Ad ogni costo. Sopra ogni cosa. Fino alla fine del mondo ?

Ode alla fr@gilità. Alla retorica, alla matematica, all’emozione, al SE.